Quando tre anni fa Dandini, Guzzanti & Co. durante le trasmissioni de “L’Ottavo Nano” parodiavano la Casa delle Libertà simulando un appartamento in cui ognuno faceva ciò che voleva infischiandosene degli altri pensavo che si trattasse di una esagerazione funzionale alla satira. Oggi assistendo ai comportamenti dei condomini della Casa berlusconiana di fronte alla “riforma” scolastica voluta dal Ministro Moratti comincio ad avere seri dubbi che si trattasse solo di tecniche di scena.
E non mi riferisco agli spot ministeriali e ai manifesti di Forza Italia, degni di Zelig (non quello di Bisio, quello di Woody Allen), che ora inneggiano al tempo pieno, convinti che l’elettorato si farà infinocchiare e lo scambierà con il vecchio doposcuola.
No! Mi riferisco al balletto intorno a quella che dovrebbe essere la riforma della secondaria superiore.
Confindustria salva il tecnico e affonda il professionale.
L’inizio alle danze lo ha dato alcuni giorni fa l’on. Valditara di AN con un articolo sul Sole 24 Ore dove di fronte alle incertezze che attraversano gli istituti tecnici si affrettava a dire che sarebbe stato bene che l’eredità di quegli istituti fosse trasferita pari pari nei licei tecnologici dando ad essi una adeguata articolazione in indirizzi.
Una posizione assai differente, anzi persino inconciliabile, con il documento ministeriale che, distribuito qualche tempo fa a Fiuggi, preconizzava il liceo come scuola della “theoria”, modellato essenzialmente sul liceo classico e figurava un liceo tecnologico con molta idea, storia e filosofia della tecnologia ma senza laboratori e con poco spazio per la tecnica professionale.
Pochi giorni dopo a questa posizione faceva eco la
Confindustria che in un convegno tenuto a Vicenza sosteneva un’articolazione del liceo tecnologico in ben nove indirizzi, praticamente quasi tutti corrispondenti alle stesse aree in cui, se si doveva credere ad una intervista rilasciata dal consigliere del Ministro prof. Bertagna, si sarebbe dovuta suddividere l’istruzione professionale.
E non solo: i docenti, in questo disegno, sarebbero soprattutto di professionalità tecnologiche, docenti di laboratorio, esperti esterni (anche se scelti possibilmente dal capo s’istituto).
Naturalmente Confindustria fa finta di non ritenere in contraddizione la proposta né con la legge 53 né con quanto il Ministro e il suo seguito sono andati fin qui dicendo. Ma il Ministro ha guardato bene dal trovarsi presente a una riunione tanto autorevole quanto imbarazzante e i suoi rappresentanti hanno solo promesso di passare le carte.
La cosa più interessante del progetto di Confindustria è che il tutto andrebbe inserito in Poli Tecnologici, intesi come vere e proprie cittadelle educative articolate dal punto di vista formativo, organizzativo e territoriale che possono comprendere, negli stessi settori e indirizzi, il Liceo Tecnologico, i corrispondenti percorsi dell’istruzione e formazione professionale, eventuali corsi EDA, corsi serali e un’offerta stabile di formazione superiore.
Secondo Confindustria sembrerebbe che avvicinando, magari solo fisicamente, le scuole, si tenga un po’ più distante il principio di separazione della secondaria superiore come è scritta nella legge 53: “il secondo ciclo è costituito dal sistema dei licei e dal sistema dell'istruzione e della formazione professionale” e “ferma restando la competenza regionale in materia di formazione e istruzione professionale…”
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